I grassi sono considerati da sempre uno dei principali nemici della salute. Ma se da un lato è vero che i grassi “pericolosi” (trigliceridi, LDL in primis) possono essere dannosi dal punto di vista cardiovascolare e cerebrale, è anche vero che la demonizzazione del colesterolo e dei grassi “buoni” ha contribuito ad una notevole confusione in materia.
Già da qualche anno, i grassi sono stati in qualche modo “riabilitati” da una molteplicità di studi scientifici, o meglio si è arrivati a fare una distinzione tra le varie tipologie di grassi, classificandone alcuni come “buoni”, altri come “cattivi”.
Nonostante questo però, ancora queste evidenze fanno fatica ad essere accettate: se si vuol dimagrire, si cerca subito di limitare i grassi, perché molto calorici. Tra questi però, potrebbero esservi grassi “buoni” come l’olio extravergine di oliva o la frutta secca e molti altri contenuti nella carne da animali “grass-fed”, cioè nutriti ad erba, nel pesce di piccola taglia, ecc.
Di fatto sempre più si individua nei carboidrati il nemico numero uno della nostra salute e longevità: sempre più studi dimostrano come lo zucchero, sia sotto forma di glucosio che sotto forma di fruttosio, e di conseguenza l’insulina, siano responsabili di moltissime reazioni negative nelle nostre cellule, portandole a squilibri metabolici degenerativi.
Analogamente tra i grassi esistono dei rischi laddove si innalzino eccessivamente (per esempio sopra i 240 mg/dl) i livelli di colesterolo e quelli dei trigliceridi ed LDL. L’approccio ipocolesterolemico mira troppo spesso ad eliminare gli alimenti ricchi di grassi, in particolare di colesterolo, come ad esempio le uova: da diversi anni invece, la scienza afferma che non sono le uova, ed altri alimenti potenzialmente ricchi di grassi ad innalzare i livelli di colesterolo, ma piuttosto un insieme di fattori genetici e un’alimentazione squilibrata dal punto di vista dei carboidrati.
Alla luce delle informazioni che si hanno oggi, quindi, è sbagliato “demonizzare” i grassi: bisogna piuttosto aumentare il consumo di quelli “buoni” e di qualità, limitando invece quelli “cattivi”, che invece possono effettivamente produrre effetti negativi nell’organismo.
I grassi e il loro ruolo nell’organismo
I grassi sono i macronutrienti più calorici: essi apportano circa 9 kcal/grammo, contro le 4 kcal/grammo di carboidrati e proteine.
Da un punto di vista chimico, essi di dividono in due gruppi: grassi saturi e grassi insaturi. A loro volta, i grassi insaturi si dividono in monoinsaturi e polinsaturi. Tra questi ultimi, si trovano gli acidi grassi della serie Omega 3, forse gli unici grassi conosciuti comunemente per le loro proprietà molto benefiche.
Gli acidi grassi Omega 3, insieme agli Omega 6 (altra tipologia di grassi polinsaturi), sono classificati anche come acidi grassi essenziali, ovvero, una tipologia di grassi che il nostro organismo non è in grado di produrre, e che quindi devono essere assunti necessariamente attraverso l’alimentazione.
I grassi, siano essi saturi o insaturi, svolgono diverse importanti funzioni nell’organismo.
- Funzione energetica: proprio grazie al loro elevato apporto calorico, i grassi sono utilizzati come substrato energetico a riposo e nell’attività fisica di intensità medio-bassa. Essi rappresentano inoltre la principale riserva energetica dell’organismo.
- Funzione plastica: i grassi sono i principali costituenti delle membrane delle cellule, dove hanno un ruolo importante nella regolazione della fluidità e della permeabilità.
- Isolamento termico e protezione da traumi: lo strato di grasso funge da isolante nel proteggere l’organismo dalle basse temperature, interviene nel processo di termoregolazione corporea e contribuisce alla protezione di articolazioni e organi vitali da possibili traumi.
- Assorbimento delle vitamine: le vitamine liposolubili, come le A, E, D e K, necessitano di un “veicolo” lipidico per poter essere correttamente assimilate dall’organismo.
- Funzioni antiossidante e regolatoria: i grassi “buoni” proteggono l’organismo dall’azione dei radicali liberi, principali responsabili dell’invecchiamento. Gli Omega 3 intervengono nella sintesi di molecole implicate nella regolazione dei processi infiammatori, nella modulazione della risposta immunitaria e nella regolazione del sistema cardiovascolare. Il colesterolo è importante nella produzione degli ormoni steroidei maschili e femminili.
Gli acidi grassi essenziali e lo stesso colesterolo sono, inoltre, importanti per il sistema nervoso centrale, perché partecipano alla formazione di mielina, la sostanza che protegge i nervi e coadiuva la trasmissione dell’impulso nervoso. Alcuni acidi grassi sono utili anche per la cute, perché conferiscono alla pelle morbidezza, flessibilità ed elasticità.
Grassi “buoni” e grassi “cattivi”: quali sono e perché questa distinzione
Per cominciare, tutti i grassi hanno un elevato apporto calorico: è bene controllarne le quantità assunte con la dieta per mantenere il peso corporeo nella norma.
Altrettanto importante, però, è inserirli nell’alimentazione giornaliera rispettando le corrette proporzioni rispetto agli altri macronutrienti, ovvero carboidrati e proteine. L’errore più comune è, infatti, limitare i grassi a favore dei carboidrati e questo è scorretto: un eccessivo apporto di zuccheri nella dieta è più dannoso dell’eccesso di grassi.
Secondo le Linee Guida dell’Inran (attualmente CRA-NUT), in una dieta equilibrata l’apporto energetico da grassi dovrebbe essere compreso tra il 20% e il 35% delle calorie totali. Di questi, la percentuale maggiore andrebbe attribuita ai grassi monoinsaturi (fino a un 20% delle calorie totali), per proseguire con saturi (non più del 7-10% delle calorie totali) e polinsaturi (circa il 7% delle calorie totali). In realtà innalzare questa quota percentuale di grassi alimentari buoni può essere utile, a maggior ragione riducendo appunto i glicidi.
I grassi saturi sono classificabili tra i “cattivi”, perché, se in eccesso, contribuiscono ad innalzare i livelli di colesterolo sia totale, che quello indicato come “LDL”, conosciuto comunemente come “colesterolo cattivo”.
Di fatto la presenza di grassi nel sangue andrebbe molto più dettagliata, per scoprire così che le stesse LDL possono contenere una quota molto meno patogena e lo stesso colesterolo sino a valori di 240-250 mg/dl non rappresenterebbe un indice statisticamente negativo dal punto di vista prognostico per la longevità.
I grassi saturi sono più abbondanti nei prodotti di origine animale (latticini, carni e insaccati grassi, meno abbondanti invece nel pesce) ed in alcuni prodotti vegetali (ad esempio, oli tropicali, come l’olio di cocco e di palma).
I grassi mono e poli insaturi sono classificabili tra i “buoni” perché, se assunti correttamente, hanno un ruolo benefico sull’apparato cardiovascolare in quanto riducono i livelli di colesterolo LDL, spesso a favore di quello HDL, conosciuto come “colesterolo buono”. Gli Omega 3 sono inoltre i precursori di molecole ad azione antiinfiammatoria e antiossidante, aiutando a prevenire la formazione delle LDL ossidate, alla base del processo di aterosclerosi.
Fonte principale di Omega 3 è il pesce, non solo il salmone ma anche alici, sardine, tonno, sgombri ed altri tipi di pesce “azzurro”, o pesci grassi che vivono in acque fredde. Sarebbe buona norma limitare il pesce di grandi dimensioni (tonno, squaloidi, ecc.) per il possibile rischio associato di accumulare maggiori quantità di inquinanti.
Altre fonti di acidi grassi essenziali (Omega 3 soprattutto) sono i semi oleosi (semi di lino, di girasole, di Chia, di zucca, ecc.) e la frutta secca a guscio (noci, mandorle, anacardi, ecc.) L’avocado, frutto tropicale ormai presente anche sulle nostre tavole, contiene sia acidi grassi essenziali che monoinsaturi, che gli conferiscono anche proprietà antiossidanti e nutritive utilissime per la nostra dieta che deve essere ricca anche di grassi “buoni”.
Il cibo “nostrano” più ricco in grassi monoinsaturi è invece il classico olio extravergine d’oliva.
Foglie d’olivo: uno degli ingredienti di Eonlipid
Nell’ottica di una lotta multiarticolata ai processi degenerativi della senescenza, al dismetabolismo ed allo stress ossidativo, è stato creato da Proeon un integratore basato in primis su alcuni potenti polifenoli
Eonlipid contiene 8 principi naturali che agiscono sinergicamente, tra i quali:
- l’idrossitirosolo, contenuto anche nelle foglie e nell’acqua di vegetazione delle olive, nonché nell’olio extravergine d’oliva sotto forma di oleuropeina, uno dei polifenoli responsabile del suo sapore amaro. L’idrossitirosolo va ad agire soprattutto sulle lipoproteine ossidate, riducendo quindi i fattori aterogenetici;
- il maqui bacca antiossidante dalle molte virtù di cui abbiamo parlato in questo articolo;
- l’amla o uvaspina Indiana che combatte il dismetabolismo glicidico e lo stress ossidativo;
- la monacolina K utile per la regolazione della quota di colesterolo in eccesso;
- ed altri principi sinergici quali la berberina, l’astaxantina, l’acido folico e l’utilissimo coenzima Q10.
Eonlipid è indicato per l’attivazione del metabolismo, contro lo stress ossidativo e i radicali liberi, di ausilio contro i processi di aterogenesi e di invecchiamento e infiammazione cellulare (inflammaging). Rappresenta quindi un nutraceutico estremamente completo nell’ambito della sinergia tra nutrizione e integratori alimentari per il benessere dell’individuo.