Colesterolo associato ad HDL e LDL
Abbiamo già avuto modo di approfondire alcuni aspetti del significato del colesterolo e delle lipoproteine nel processo dell’aterosclerosi; tra queste ultime, le LDL e le HDL sono state esaminate nell’articolo: https://www.proeon.it/blog/notizie/approfondimento-sul-colesterolo-hdl-e-ldl/, cui vi rimandiamo per ogni approfondimento.
Com’è noto, le HDL (acronimo di High-Density-Lipoprotein, ovvero lipoproteine ad alta densità) e le LDL (acronimo di Low-Density-Lipoprotein, ovvero lipoproteine a bassa densità) sono impropriamente considerate come “colesterolo” (cosiddetto, rispettivamente, “buono” e “cattivo”), mentre nella realtà sono molecole che hanno il compito di trasportare attraverso il sangue i vari lipidi (colesterolo e trigliceridi).
Le LDL, che si formano nel fegato, trasportano colesterolo e trigliceridi ai tessuti e ai vari distretti dell’organismo; le HDL, invece, rimuovono il colesterolo in eccesso dai tessuti e lo riportano al fegato, dove viene smaltito ed eliminato.
Le LDL, inoltre, hanno caratteristiche profondamente diverse e sono distinte in due differenti tipi: uno rappresenta quelle LDL di dimensioni maggiori e con densità inferiore, mentre il secondo è caratterizzato da LDL piccole e con maggiore densità (sd LDL).
Grazie all’evoluzione della ricerca scientifica e delle nuove tecniche di diagnostica, nel corso degli anni, si è potuto quindi correggere il radicato assioma per cui ad alti valori di colesterolo totale corrispondesse un maggior rischio di malattie cardiovascolari.
Da questa iniziale impostazione, infatti, si è arrivati ad una prima rilevante distinzione tra colesterolo “buono” (associato alle HDL) e “cattivo” (associato invece alle LDL).
LDL ossidate e small dense LDL
Successivamente si è resa necessaria un’ulteriore distinzione, poiché neanche il valore del colesterolo associato alle LDL è di per sé sufficiente ad essere indicativo di patologie cardiovascolari, in quanto ne va analizzata (e quantificata) specificamente la frazione ossidata: è quest’ultima, infatti, quella effettivamente coinvolta nelle formazioni aterogene e nelle patologie cardiovascolari ad esse conseguenti. Da qui è derivato il crescente interesse per il dosaggio ematochimico delle LDL ossidate, quale fattore chiave nel processo di aterogenesi.
Dalle ultimissime ricerche e dai più recenti studi, infine, sta emergendo chiaramente l’utilità di valutare quella frazione delle lipoproteine che molto più facilmente tendono ad ossidarsi: le LDL piccole e dense appunto.
Un elevato contenuto di tali lipoproteine, infatti, si correla positivamente con il rischio di malattia vascolare coronarica, in quanto sono proprio queste particelle quelle che più facilmente danno origine al processo, infiammatorio e ossidativo, che porta alla formazione della placca nelle arterie.
Dall’analisi dei recenti dati, appare sempre più evidente come solo una percentuale delle malattie di natura cardiovascolare possa essere statisticamente attribuita ai fattori di rischio più comunemente analizzati (ovvero LDL, HDL e trigliceridi). I fattori di rischio che sono stati studiati in tempi più recenti, sembrano interagire in modo più stretto con le malattie cardiovascolari e sono quindi in grado di predire (meglio e/o più precocemente) quali soggetti possono essere più facilmente esposti alla aterosclerosi.
Tra questi fattori di rischio più recenti, sia la frazione ossidata delle LDL che le LDL piccole e dense sono oggi considerate indicatori più specifici di rischio aterosclerotico cardiovascolare, risultando, peraltro, slegati dagli altri fattori di rischio più noti (colesterolo totale, pressione, ecc…) e comunemente utilizzati dagli inizi degli anni ‘70.
Screening e integrazione
È per questo che, per una migliore valutazione e gestione di situazioni di rischio legate a problemi di colesterolemia, sarebbe opportuno sottoporsi a test più specifici, in aggiunta agli esami ematochimici “classici”, presso laboratori specializzati in grado di eseguire questa tipologia di indagini diagnostiche.
In termini di ausilio per i pazienti affetti da malattia aterosclerotica, la nutraceutica più avanzata sta quindi ponendosi sempre più l’obiettivo di interagire con questi fattori di rischio più importanti (i lipidi circolanti ossidati e il processo infiammatorio), oltre che con la classica e meno importante ipercolesterolemia.
Il nostro Eonlipid, è stato formulato proprio in quest’ottica: ridurre la frazione ossidata del colesterolo senza intaccarne invece quella necessaria all’organismo per le funzioni vitali. Rimandiamo alla scheda tecnica del prodotto per tutte le specifiche: Eonlipid® – Proeon